Il pacchetto di sanzioni destinate alla Russia, sembra non aver funzionato. Dopo sei mesi dall’inizio del conflitto, l’economia russa regge.
Questo il quadro russo, mentre famiglie ed imprese in Italia, si ritrovano soffocati da un rincaro energetico senza precedenti. Insomma, sembra proprio che l’economia Russia abbia reagito alle sanzioni, molto meglio rispetto ad ogni previsione possibile. Queste le stime di Reuters. Il Cremlino oggi prevederebbe una contrazione del Pil pari al 4,2%, ma a partire dall’inizio del conflitto, si ipotizzerà un calo del 12%.
Cina e India
Cina e India avrebbero agevolato il rimpiazzo circa le vendite nei mercati europei, pur acquistando a prezzi stracciati. L’esito? Il mese scorso, la produzione di petrolio russo risultava inferiore solo del 3%, se comparata al livello antecedente alla guerra.
Il pacchetto di sanzioni alla Russia, andrebbe così rivisto, nell’eventualità non restituiscano gli effetti desiderati. A sei mesi dall’inizio del conflitto in Ucraina, resta il dubbio che più che fermare l’invasione in Ucraina, le sanzioni stiano in effetti nuocendo alle varie economie dell’Occidente, dove sia imprese che famiglie risultano massacrate dai vari rincari dell’energia, secondo dinamiche, ammonti e ricadute che sembrano non conoscere precedenti.
Questo è quanto affermato da alcuni politici europei, e in Italia da Matteo Salvini. Nello stesso tempo, le entrate russe sembrano reggere botta, grazie proprio al rincaro dei prezzi alti di gas e petrolio.
Putin avrebbe buon ragione di sperare che le opinioni pubbliche occidentali, finiscano per cedere all’egemonia dell’aggressore. In effetti, sono già molti i dati che palesano come l’economia Russia abbia resistito alle sanzioni molto meglio di quanto gli analisti avessero prognosticato. Stando a Reuters, il Cremlino oggi prevede una contrazione del Pil del 4,2%, quindi un colpo duro ma non certo catastrofico, se si considera che gli stessi funzionari all’inizio della guerra, temevano un tracollo del 12%, peggio quindi di quanto avvenuto nella crisi finanziaria del 1998.